Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/666

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199.Se de la vista è piú spedito un dardo,
se l’occhio al lampo di prestezza cede,
e pur e l’uno e l’altro è lento e tardo
a ragguaglio di quel ch’assai gli eccede,
come può cosa umano ingegno o sguardo
adeguar, ch’adeguar non si concede?
e dal volo de l’anima agitante
il gran corpo del Ciel trarre un instante?

200.Quanti in guerra talor, quanti per peste
restano in un momento uccisi e morti?
Quanti son da Nettun fra le tempeste
in un legno, in un punto insieme absorti?
dunque gli danna un sol destin celeste
tutti del pari a le medesme sorti?
come credibil fia, ch’abbian commune
una direzzi’on tante fortune?

201.S’è ver che quei ch’a l’istess’ora è nato
influsso abbia da l’altro indifferente,
perché viene a sortir diverso stato
il Re che col Villan nasce egualmente?
Perché si varia in lor costume e fato,
se non si varia il tempo, o l’ascendente?
Ond’avien, se conforme hanno il natale,
che la vita e la morte è diseguale?

202.Non può dunque astronomica scienza,
né specolazion di mente inferma
far securo presagio e dar sentenza
de l’avenir determinata e ferma,
perché del suo saver la conoscenza
è generai, che spesso il falso afferma;
né senza error qual piú sottil pensiero
si vanti mai di perscrutarne il vero.