Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/129

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163.Tosto che s’è del fallo Idonia accorta,
mezo riman tra stupida e dolente.
Per trascuragin sua vede che porta
l’amoroso rimedio altro accidente.
— Oimè misera — grida — oimè son morta —
e piagne invano, invan s’adira e pente.
11 crin si svelle, il petto si percote,
stracciasi i panni, e graffiasi le gote.

164.Giá fuor de la prigion libero vola
d’abito novo il novo augel vestito.
Lamentarsi vorria, ma la parola
non forma (come suol) senso spedito,
e gorgheggiando da l’angusta gola
de la favella in vece esce il garrito;
né de l’umana sua prima sembianza
(tranne sol l’intelletto) altro gli avanza.

165.L’intelletto e ’l discorso ha solo intero,
onde qual è, qual fu conosce a pieno.
Rimembra il dolce suo stato primiero,
e disegna al suo ben tornar in seno.
Foi sentendosi andar cosí leggiero
per l’immenso del Ciel campo sereno,
mentre a l’albergo usato il camin piglia,
di tanta agilitá si meraviglia.

166.Lascia di quella ricca aurea contrada
il sotterraneo infausto empio soggiorno,
passa le grotta, e per la nota strada
fa nel superior mondo ritorno.
Ferma il Sole i destrieri, ovunque ei vada,
férmansi i vènti a vagheggiarlo intorno,
e secondando il va da tutti i lati
musico stuol di cortigiani alati.