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GLI ERRORI

63.Tra gli spazii del primo e del secondo
un sasso s’interpon, quasi parete,
acconcio in guisa ch’è leggiero il pondo,
pur che note altrui sien le vie secrete;
ma de lo speco par l’ultimo fondo
a chi trova il confin di quelle mete.
E quest’uscio di sterpi è cosí folto,
che tra le spine ognor giace sepolto.

64.Ne la soglia e ne l’arco è di tal sorte
quel riparo commesso, e fitto in terra,
che non sembra la tana aver due porte,
e s’apre agevolmente e si riserra.
Da indi in lá per strade anguste e torte,
quasi Meandro, si ravolge ed erra,
e poi che molti giri intrica e mesce,
ne la costa del poggio alfin riesce.

65.Riesce in su la balza alpestra ed erta,
d’alni infecondi fertile e di faggi,
colá dove la pietra alquanto aperta,
ma riturata d’arbori selvaggi,
riceve pur dal Ciel di luce incerta
per un breve spiraglio ombrosi raggi,
e da l’un fesso a l’altro il suo gran seno
tiene un miglio di tratto, o poco meno.

66.Fu dentro questa inospita caverna
non so se pur depositata io dica,
ne la maggior profonditate interna,
o sepolta da lui l’amata amica.
Quivi baci e parole insieme alterna,
e molto a consolarla ei s’affatica;
e poi c’ha lo sportel chiuso co’ marmi,
lascia i trastulli, e fa ritorno a l’armi.