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GLI ERRORI

I«2

119.Tra le piante piú folte, e colá dove
lo stuol de’ fidi amici era piú spesso,
per campar da la morte il passo move,
ma la spada crudel gli è molto appresso;
quand’ecco il ferro, che calava altrove,
l’incauto Truffarei prende in se stesso,
Truffarei, ch’illustrò col nascimento
per infamia immortai Crati e Basento.

120.Questi in pace vie piú che per battaglie,
con man sottili e di rapina ingorde
sa, meglio ch’adoprar spade e zagaglie,
trattar chiavi, e trivelle, e scale, e corde.
Porta ognor seco, ovunque va, tanaglie,
grimaldelli, acque forti, e lime sorde;
e di rubar con sua destrezza tanta
le stelle al Ciel, la luce al Sol si vanta.

121.Iva, pur troppo in sua malizia sciocco,
spogliando i morti, ond’era pieno il fosso,
e per tórre a Giaffer la banda e ’l fiocco,
ch’eran di seta e d’or, s’era giá mosso,
quando dal fiero inaspettato stocco
irreparabilmente ei fu percosso.
— Ladron — gli disse Orgonte — io non t’incolpo,
vántati pur che mi rubasti il colpo! —

122.Torna a seguir Volpino, e non si stanca
tanto che ’l giunge e per le reni il passa.
Fende a Ronciglio la mascella manca,
l’ascella destra a Rampicon fracassa;
a Cavicchio, a Fregusso il seno e l’anca,
l’un quasi estinto, e l’altro estinto lassa.
Folchetto atterra poi, che cade e langue,
mordendo il suolo, e vomitando il sangue.