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CAXTO DECIMOQUARTO

IS 3

123.Duo germani eran qui. Trinco e Trifemo,
da la natura l’un, l’altro dal caso,
privo giá quei del posolino estremo,
questi del destro Sole orbo rimaso.
Tronca egli il naso a quel che l’occhio ha scemo,
e scema l’occhio a quel c’ha tronco il naso.
Cosí sa, cosí suol con egual sorte
ogni disagguaglianza agguagliar Morte.

124.Rotte, malconce, dissipate e sparse
di Malagorre omai le genti sono,
onde pian pian cominciano a ritrarse,
e poi prendon la fuga in abbandono.
— Volgete il viso! — ei che di sdegno n’arse
gridò con fiero e minaccevol suono;
né pertanto a fuggir son giá men tardi,
però che ’l tergo è il viso de’ codardi.

125.Quando il feroce alfin mira que’ pochi
de le reliquie sue sgombrar le piagge,
e ’ncenerite da’ nemici fuochi
le sí superbe giá case selvagge,
e che gli aiuti suoi son scarsi e fiochi,
e che l’impeto altrui seco nel tragge,
va bestemmiando in suon rabbioso e rio,
il Cielo, e ’l Sole, e la Natura, e Dio.

126.Fugge il ladron, ma la terribil faccia
volge, e sí del suo piè la fuga è lenta
che fa spesso fuggir chi ’l segue e caccia,
e per forza mortai non si sgomenta.
Ancor cedendo il fier pugna e minaccia,
e spaventato in vista, altrui spaventa:
e fugace, e seguito, e combattuto
è tal, che ’l suo timore anco è temuto.