Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/199

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163.E perch’ornai che raccorciato ha il crine
vano stima il celarsi in altra veste,
depon le spoglie lunghe e peregrine,
e la vergin reai copre di queste.
Dopo l’ufficio pio partendo alfine,
e stillando dal cor lagrime meste,
poi ch’onorarla allor non può di tossa,
prega requie a lo spirto, e pace a Tossa.

164.Partito a pena Adon, Ciaffo v’arriva,
un de’ piú bravi e piú temuti cani
che mai d’Irlanda in su l’algente riva
prodotto fusse, o pur tra i monti Hircani.
Lo scelse Malagor, che lo nutriva,
tra ben cento Molossi e cento Alani,
e ne’ suoi ladronecci empi e malvagi
a le morti avezzollo, ed a le stragi.

165.L’avea giá contro a Taversaria schiera
con intrepido ardir quel di seguito,
e riportò da la battaglia fiera
di due punte di spiedo il sen ferito.
Nel sangue umano era incarnato, ed era
rabbiosissimamente inferocito,
ed or venia con queruli ululati
cercando il suo Signor per tutti i lati.

166.Tosto che stesa al pian col volto in suso
vide giacer la misera Donzella,
sbarrando i ringhi, e distendendo il muso,
inchinossi a lambir la faccia bella;
e come a tai vivande assai ben uso,
il capo tutto divorò di quella:
e poi che l’ebbe a pien mangiato e guasto,
la bocca sollevò dal fiero pasto.

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