Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/208

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199.Era Argene di Cinira sorella,
che fu giá di quest’isola signore.
Costei poi che del bando udí novella,
che chiamava a lo scettro il successore,
precorse ogni altro, e qua sen venne anch’ella
ambiziosa del reale onore;
ma pria ch’uscisse il generale editto,
nel tempo ch’io ti dico, era in Egitto.

200.Fu maritata al Principe Morasto,
udito ricordar l’avrai talvolta.
Ma la cara uni’on del letto casto
fu poi per morte in breve spazio sciolta.
Pianse il nodo gentil reciso e guasto
vedova acerba in brune spoglie avolta,
né di lui le restò, fuor che sol una
pargoletta reai. progenie alcuna.

201.Leggiadra è la fanciulla a meraviglia,
e vie piú ch’altri imaginar non potè:
si che Tesser erede unica e figlia
d’un sí gran Rege, è la minor sua dote.
Vergin di bianco sen, di brune ciglia,
di bionde chiome e di purpuree gote.
Mira la fronte, ivi tien Corte Onore,
volgiti agli occhi, ivi trionfa Amore.

202.La novella infelice a lei pervenne
ch’ucciso in campo il Re fu di mia mano.
Lungo a dir fora in qual battaglia avenne
Torribil caso, onde mi dolsi invano.
Noi conobb’io, ché sott’altr’armi venne,
e guerrier lo stimai privato e strano.
Ma sempre in guerra e tra Tarmate schiere
lice (comunque sia) ferir chi fère.