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GLI ERRORI
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263.Mentre, quando piú l’aria è d’ombre mista,
sotto color d’incanti a pianger riedo,
ed al chiaro Oriente alzo la vista
de l’amato balcone, e qui mi siedo,
odo di voce dolorosa e trista
flebil lamento, e poi Dorisbe vedo:
Dorisbe mia, che del ginocchio al nodo
tien le mani intrecciate, io veggio ed odo.
264.Uscita sola a la fresc’aura estiva,
abbandonate le compagne e ’l letto,
stavasi assisa in una pietra viva
al rezo del domestico boschetto,
e dimostrava ben, mentre languiva,
dal sasso istesso indifferente aspetto.
Sotto il velo de l’ombre allor nascosto
presso mi faccio, e per udir m’accosto.
265.«Datemi tanta pace in fra l’oscure
ombre» dicea «di questo fido orrore,
famelici pensier, mordaci cure,
che mi rodete e mi pungete il core,
ch’io possa almen le fiamme acerbe e dure
sfogar col Ciel del mio malnato ardore,
e dal petto essalar qualche sospiro,
tacito accusator del mio martiro.
266.Che mi vai dominar popoli e regni,
se di crudo Signor serva languisco?
e posseduta da desiri indegni,
tra le regie ricchezze impoverisco?
Poi che ’l tuo giogo Amor soffrir m’insegni,
ecco a l’empia tirannide ubbidisco,
e soggiacendo al duol che mi tormenta,
vivo Reina sí, ma non contenta.