Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/316

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207.Poi che ’l tuo nobil ceppo andò sotterra
senza succession di germe alcuno,
nacque lite nel regno, e sorse guerra,
ché d’usurparlo pretendea piú d’uno.
Chi di qua, chi di lá l’orfana terra
diessi con l’armi ad occupar ciascuno,
e ciascuno aspirando al sommo seggio,
contendean fra se stessi il bel maneggio.

208.Ma per fuggir le sanguinose risse,
ebbero al Tempio mio ricorso allora,
dove: «Poi ch’è pur ver» l’Oracol disse
«che ’l piú bel Nume il bel paese adora,
se si importante elezzi’on seguisse
in suggetto non bel, giusto non fora.
Eleggete il piú bello». E qui concordi
quetaro in un parer l’ire discordi.

209.Ma poi qual per beltá fusse il piú degno
perché gran disparer venne fra tutti,
e chiedeano da me pur qualche segno
per conoscere il bel dagli altri brutti,
da l’Oracolo istesso a por del regno
la corona in mia man furono instrutti.
«Colui che di mia man potrá levarla,
dee poi, come piú bello, anco portarla»:

210.io risposi cosí, veggendo questa
la miglior via che ritrovar si possa
per far che sola allor sia la tua testa
a la corona vedova promossa;
la qual nel di de la sollenne festa
per altra man di man non mi fia scossa
che per la tua, ché se mi tolse l’alma,
ben le si dee d’ogni altro onor la palma.