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ALLEGORIA

Nella descrizzione del Tempio di Venere si ombreggiano diversi effetti d’Amore. Nelle due porte principali, l’una d’oro fiorita, l’altra di ferro spinosa, si dimostra il suo incominciamento dilettevole col fine doloroso. Cosí nell’altre particolaritá di esso Tempio si discoprono parimente l’altre condizioni della sua natura. Nella elezzione d’Adone assunto al reame si allude all’antico costume de’ popoli Persiani, i quali non solevano accettare Re, che di bella presenza non fusse, perché dai sembianti del corpo argomentavano le qualitá dell’animo. Nella malizia di Barrino, che rubando la Corona ad Adone s’ingegna di preoccupargli il regno, si disegna il vero ritratto della fraude, la qual cerca di prevalere al merito, ma alla fine ne riesce con danno e con infamia. Nella insolenza di Luciferno, saettato ed ucciso da Cupidine per voler contravenire alla disposizione dell’Oracolo, si manifesta quanto invano tenti l’umana audacia di resistere alla divina volontá, a cui opponendosi, ne viene severamente punita. Nella difformitá di Tricane Cinofalo, nano, zoppo, e contrafatto, il qual trasformato dagl’incanti di Falsirena, viene in apparenza di bello a concorrere con gli altri all’acquisto della Corona, ma discoverto poi per opera di Venere, ne riceve vergogna e ludibrio, si figurano le brutture de’ vizii e de’ costumi bestiali, nascoste dalla ipocrisia sotto velo di bontá, le quali però non fanno che gli scelerati non vogliano talora ambire le dignitá, ed aspirare agli onori; ma conosciuti (mercé del lume della veritá) per quel che sono, non solo le piú volte ne rimangono esclusi, ma ne sono scherniti dal mondo.