Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/34

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95.Intanto Adon, ch’errante e fuggitivo
sen va piangendo e tapinando intorno,
lunge da la sua vita a pena vivo
non cessa di vagar tutto quel giorno,
e di riposo e di conforto schivo,
di cibo non gli cal, né di soggiorno.
In duo begli occhi è il nido suo, né cura,
fuor la dolce membranza, altra pastura.

96.Teme se stesso, e di se stesso l’ombra
al suo proprio timore anco è molesta.
Ad ogni sterpo che ’l sentiero ingombra,
volgesi, e ’l moto immantenente arresta.
Quasi destrier, che spaventato adombra,
s’ode picciol romor per la foresta,
se tronco il calle gli attraversa, o sasso,
Marte sei crede, e risospcnde il passo.

97.Giá del Sol cominciavano i cavalli
verso Ponente ad abbassar le fronti,
e d’ognintorno ad occupar le valli
giá giá l’ombre maggior cadean da’ monti.
Tra quegli orrori al romper de’ cristalli
s’udia piú alto il lagrimar de’ fonti,
e succedean ne’ lor silenzii muti
i rauchi grilli agli augelletti arguti.

98.Querule ad or ad or voci interrotte
sparger con essi a prova Adon si sente,
quai suol di Primavera a meza notte
formar tra’ rami il rossignuol dolente.
L’abitatrice de l’opache grotte,
ch’invisibile altrui parla sovente,
mentr’ei si lagna addolorato e geme,
replica per pietá le note estreme.