Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/345

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67.Cittá senza signor, senza governo
cade qual mole suol senza sostegno.
Piacciati dunque o con alcun superno
segno mostrarne a cui si deggia il regno,
o col bel lume del tuo foco eterno
illustrar tanto il nostro oscuro ingegno
ch’elegger sappia almen suggetto, in cui
sia la tua gloria, e la salute altrui. —

68.Tacque, e ’l diadema lucido e pesante
a la madre assegnò del cieco Dio,
e da mille stromenti in un instante
il bel concerto replicar s’udio.
Mentre fornian le cerimonie sante,
e de’ riti sollenni il culto pio,
stando tutti a mirar la statua bella,
publica meraviglia apparve in quella.

69.Viderle scritte a piè da tutti intese
lettre, che contenean questo concetto:
“ Chi mi torrá di mano il ricco arnese
per decreto fatai fia Rege eletto ”.
Xovo stupore i riguardanti prese
quando quel breve fu veduto e letto.
Alza ognun gli occhi e i gridi a la corona,
trema il Tempio al romor, l’aria risona.

70.L’uno a gara de l’altro allor primiero
volea por mano a la sublime impresa,
onde tra quei che pretendean l’impero
a nascer cominciò lite e contesa.
Astreo, ch’ai ben commune avea ’l pensiero,
veggendo in lor tanta discordia accesa,
si fece avante, e con sí fatti accenti
] bisbigli acquetò di quelle genti: