Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/344

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63.Offerto alfine e consumato il dono,
cessò l’alto bisbiglio, e ’l popol tacque,
e fatto pausa in un momento al suono,
improviso silenzio entro vi nacque.
Allora i lumi sollevando al trono,
gli affisò ne la Dea, parto de Tacque,
e congiunte le palme il Sacerdote
la prese a supplicar con queste note:

64.— Luce del terzo Ciel, pietosa Diva,
d’ogni esser, d’ogni ben fonte fecondo,
vivo e vital principio, onde deriva
quant’ha di bel, quant’ha di dolce il mondo;
che de la tua virtú generativa
empi Taria, la terra, e ’l mar profondo,
anime e corpi, misti ed elementi,
linea immortai de’ secoli correnti:

65.tu, che le cose, o venerabil madre
de la necessitá, tutte mantieni,
e le celesti e le terrestri squadre
non pur lassú, quaggiú stringi ed affreni,
ma con leggi d’Amor care e leggiadre,
stromento di concordia, le ’ncateni,
Afrodisia, Amathusia, e Citherea,
Reina de’ piacer, Filomidea:

66.deh questi fiori, e questi odori, e questi
sacrifici devoti in grado or togli,
e l’antica corona, acciò che resti
oggi al piú degno, in propria mano accogli.
Tu la dona a colui che promettesti,
tu de’ nostri pensieri il dubbio sciogli,
scoprine tu d’un numero infinito,
per nostro meglio, il piú da te gradito.