Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/422

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87.Scherzale intorno lascivetto e folle
in mille groppi un nuvolo d’Amori;
popolo ignudo, alata plebe e molle,
sagittari feroci e feritori.
Di palco in palco van, di colle in colle
altri cogliendo, altri versando fiori.
Parte l’oro pungente e ’l piombo aguzza,
parte di vivo umor stille vi spruzza.

88.Qual di musico libro il grembo ha carco,
qual va con cetra, e qual con arpa in braccio.
Chi fere affronta, e chi l’attende al varco,
chi fiamme accende, e chi vi mesce il ghiaccio.
Un scocca la saetta, un tende l’arco,
un tesse un nodo, un altro ordisce un laccio,
questi su l’ali stassi, e quei leggiero
d’un Cigno o d’un Pavon si fa destriero.

89.Quegli raffrena, e questi il fren gli allenta,
l’un l’altro ingiuria, assale, urta e minaccia.
Questi il compagno importunando tenta
di trarlo a terra, e quegli in fuga il caccia.
Altri mentre se stesso in alto aventa
ride cadendo, altri il caduto abbraccia.
De le cadute lor l’atto è diverso,
chi boccon, chi supino, e chi traverso.

90.Molti cercan ne’ faggi i nidi ascosí,
dove stanno a covar le Tortorelle.
Molti ne’ tronchi degli allori ombrosi
fabrican case, e gabbinetti, e celle.
V’ha chi di vinchi e vimini viscosí
implica l’amenissime mortelle.
Né manca chi gli augei caduti al visco
chiude in gabbie di giunco o di lentisco.