Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/423

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91.Altri intrecciate e ’n lunga linea attorte
di molti archi ha le corde insieme avinte,
e poi che l’ha d’un’elce a un ramo forte
sospese, e l’armi d’òr deposte e scinte,
quivi s’asside, e piú d’un suo consorte
agitando il va poi con mille spinte.
Si libra, e vibra, e mentre in aria sbalza
quasi in mobile culla, or cala, or s’alza.

92.Alcun giocando con aurate poma
le bacia e gitta a la contraria banda.
Altri con pari e vicendevol soma
pur baciando le prende, e le rimanda.
Sciolta ciascun di lor porta la chioma,
a cui l’istesso crin scusa ghirlanda.
E le faretre e le quadrella loro
parte sono indorate, e parte d’oro.

93.Arman la man di facellette ardenti,
e spesso avien che l’un l’altro saetti;
ma senz’ira o dolor porgon ridenti
agli strali arrotati ignudi i petti.
Han qual d’ostro e qual d’or penne lucenti,
varie sí come a punto han gli augelletti.
Son vermiglie e cerulee e verdi e gialle,
e d’altri piú color fregian le spalle.

94.Figli son de le Ninfe, e son germani
d’Amor, d’egual etá, d’aspetto eguale.
Sa ciascun d’essi ancor ne’ petti umani
vibrar la face, ed aventar lo strale;
ma fuor ch’alme vulgari, e cor villani,
arder non suole, e saettar non vale.
Solo il Principe lor sdegna trofei
di cor selvaggi, e d’animi plebei.

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