Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/436

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143.Tace, e rade pria Rhodo, isola dove
di Ciprigna e del Sol la figlia nacque,
e ’n cui la saggia Dea nata di Giove
i primi altari aver giá si compiacque,
onde colui, che l’Universo move,
oro in grembo le sparse in vece d’acque;
ricca del gran Colosso, immensa mole,
simulacro del Sol ch’offusca il Sole.

144.Quindi a Carpatho passa, e passa a Creta,
che per gran tratto entro ’l suo mar si sporge,
e di cento cittá pomposa e lieta
e del bosco di Giove altera sorge,
e ’l Labirinto onde l’uscir si vieta,
per infamia famoso, entro vi scorge,
e ’l monte Ideo, che ’l dittamo conserva,
fido refugio a la trafitta Cerva.

145.Ad Egla poi, che fu poi detta Sime
da la figlia d’Ialiso, ne viene.
E Telo incontra, che le glorie prime
de’ fini unguenti da la Fama ottiene.
De le Calinne le frondose cime,
d’Astipalea le pescarecce arene
varca, e pur degli Amori amato nido,
di duo porti superba, addita Gnido.

146.Scopre Nisiro, al cui pesante sasso
Polibote soggiace, e poscia vede
l’alto muro e ’l castel d’Halicarnasso,
de’ Principi di Caria eccelsa sede,
e ’l Mausoleo, che ’n quel medesmo passo
de la fé d’Artemisia altrui fa fede,
e non lontano Salmace, che ’n doppia
forma duo sessi (osceno fonte) accoppia.