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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/442

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167.Resta Dulichio indietro, e ’ndietro resta
de la famosa Elea la piaggia bella,
ch’ai destrier vincitor la palma appresta,
onde il lustro e poi l’anno Olimpia appella
Indi per colá dove aspra tempesta
le rive ognor di Lepanto flagella,
striscia, serpe, volteggia, e nel ritorno
l’isole degli Echini aggira intorno.

168.Passando per l’Echinadi la Dea
a quel tragico mar rivolse il ciglio,
che del sangue Latin prima devea,
e del Barbaro poi farsi vermiglio.
— O sacre al crudo Marte acque — dicea
quant’ira, quant’orror, quanto scompiglio?
quai l’Europa da voi? quai l’Asia attende
sciagure e mali in due battaglie orrende?

169.Di due pugne famose e memorande
sarai campo fatai piaggia funesta.
Per l’una celebrar Roma la grande
deve al suo vincitor trionfo e festa.
Per l’altra alte ruine e miserande
Bizanzio piangerá misera e mesta.
E per questa e per quella in mille lustri
Leucate fia ch’eterno grido illustri.

170.Questo (e sará pur ver) ceruleo flutto,
che diè nel mio natal culla al gran parto,
sepolcro diverrá sanguigno e brutto
del vinto Egizzio, e del fugace Partirò.
D’alghe invece e di pesci, avrá per tutto
di cadaveri immondi il grembo sparto,
e tutta coprirá l’onda crudele
di rotte antenne, e di squarciate vele.