Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/444

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175.grazie al valor del Giovinetto Ibero,
difensor de l’Italia e de la fede,
che del Corsar per molte palme altero
fiaccherá i legni e spoglierá di prede;
spaventerá l’Orientale impero,
fará di Costantin tremar la sede,
lasciando, Arabi e Scithi, i busti vostri
scherzo de Tonde, e pascolo de’ mostri. —

176.Qui tace, indi di perle inumidito
col vel s’asciuga de’ begli occhi il raggio,
che le sovien, che ’n quel medesmo lito
avrá l’essequie il maggior Dio selvaggio,
quando arrestando a meza notte udito
de’ naviganti stupidi il viaggio
fará lunge sonar gli Acrocerauni
l’ululato de’ Satiri e de’ Fauni.

177.Mentre Venere bella in flebil atto
del doloroso umor terge la guancia,
Tritone Azzio trascorre, e da Naupatto
verso gli orti d’Alcinoo oltre si lancia.
Soffia e sbuffa anelando, e per gran tratto
s’apre la via con la scagliosa pancia;
e tanto allarga le robuste braccia
ch’entro l’Ionio sen tutto si caccia.

178.E dagli estremi termini d’Epiro
di Iapigia il confine ultimo afferra,
scorrendo in lungo e spazioso giro
tutto il gran lembo che l’Italia serra,
fino a quel braccio da cui giá partirò
Tonde crucciose la feconda terra,
quando con fier divorzio a forza spinta
restò da Reggio l’isola distinta.