Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/445

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179.Giunta in Trinacria alfin Ciprigna bella,
di Peloro e di Zancle a la costiera,
colá dove la misera donzella
presa avea forma di rabbiosa Fera,
Glauco cercando in questa riva e ’n quella,
s’accorse in somma pur, ch’egli non v’era;
e le compagne poi di Galathea
per certo ancor n’assecurár la Dea.

180.— È ver — dicean — che da che Circe in scoglio
mutata a questa Ninfa ha la figura,
spesso a narrar ne viene il suo cordoglio
a l’aspra selce, che di lui non cura;
ma perché colma d’ostinato orgoglio
piú tra l’onde de’ pianti ognor s’indura,
per medicar quell’amorosa piaga
ito è pur dianzi a ritrovar la Maga.

181.Ne la costa del Lazio, ov’ella stassi,
l’innamorato e desperato Dio,
molto non ha, con frettolosi passi
quinci a pregarla supplice sen gío,
o ch’almen per virtú d’erbe e di sassi
gli faccia il proprio mal porre in oblio,
o che tornata a le sembianza antica,
render la voglia a’ suoi desiri amica. —

182.D’aver tanto travaglio invan perduto
a la madre d’Ainor forte rincrebbe,
e del fiero pronostico temuto
l’infausto auspicio in lei sospetto accrebbe.
Ma temendo che troppo oltre il devuto
tardi tornata a suo camin sarebbe,
per ritrovarsi a la gran festa a tempo
differí quell’affare a miglior tempo.