Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/461

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43.Giá del difeso e riservato Parco,
poi che Yener partissi, Adone ardito
non sol piú volte il periglioso varco
tentato avea, ma n’era salvo uscito.
Né mica per timor di spiedo o d’arco
il lasciare que’ mostri irne impunito,
ma perch’a la beltá del Giovinetto
ed a la Dea del loco ebber rispetto.

44.Quinci malcauto e temerario accrebbe
tant’orgoglio nel cor, tanta fidanza,
che presumendo poi piú che non debbe,
di rientrarvi ognor prese baldanza;
onde il crudo destin, ch’allor ben ebbe
d’esseguir l’ira sua campo a bastanza,
trassei, mentre Ciprigna era lontana,
tra l’insidie di Marte e di Diana.

45.Sorgea l’Aurora, ma dolente e mesta,
e con pallida faccia e nubilosa
si dimostrava ben nunzia funesta
quel dí crudel d’alcuna infausta cosa.
Portava de la Notte il velo in testa,
la ghirlanda sfrondata e sanguinosa,
onde il Sol, che ben chiaro ancor non era,
pur allor si levava, e parea sera.

46.Quand’ei, ch’una gran caccia il giorno dianzi
dentro il loco medesmo avea bandita,
piú d’una truppa a far ch’oltre s’avanzi
di Cacciatori e Cacciatrici invita.
Clizio il gentil Pastor si tragge innanzi,
e gli promette ogni fedele aita.
La bella Citherea pria che partisse
-— Ti raccomando il bell’Adon — gli disse.