Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/490

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159.Oh miei veri sospetti, oh troppo veri
sogni temuti, or ben il dubbio intendo!
Or de’ prodigi spaventosi e fieri
il gran mistero e la cagion comprendo.
Ecco come indovini i miei pensieri
veraci fur de l’accidente orrendo.
Ciò che previsto fu, ciò che predetto
da Mercurio e da Protheo, ha pur effetto.

160.Deh qual Furia mi trasse? e qual errore
mi fece ogni dever porre in oblio,
quando per vana ambiz’ion d’onore
solo qui ti lasciai nel partir mio?
Questa fu la mia fé? questo l’amore?
Di te dunque, e di me tal cura ebb’io?
Non s’incolpi del danno iniqua Sorte,
frutto del mio fallire è la tua morte.

161.Adone Adone, o bell’Adon, tu giaci,
né senti i miei sospir, né miri il pianto.
O bell’Adone, o caro Adon, tu taci,
né rispondi a colei ch’amasti tanto.
Lasciami lascia imporporare i baci,
anima cara, in questo sangue alquanto.
Arresta il volo, aspetta tanto almeno
che ’l mio spirto immortai ti mora in seno.

162.Accosta accosta al contrafatto volto,
misera Dea, la faccia, e gemi, e plora;
e s’alcun peregrin spirito accolto
tra queU’aride labra ancor dimora,
s’alcun tepido bacio a Morte tolto
ne la bocca gentil palpita ancora,
coglilo, e fin che ’n pianto il cor si stempre,
l’imagin del tuo ben bacia per sempre. —