Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/536

Da Wikisource.


71.Dimmi vago fanciul, dimmi chi sei?
Tua progenie dichiara, e tua lortuna.
Sí sí, so che m’appongo, e ’l giurerei,
certo del Sol ti generò la Luna,
perch’assai ti vegg’io simile a lei,
quand’è serena e senza nube alcuna,
e tal ti mostra ancor la fronte adorna
di due sí belle e giovinette corna.

72.Or qualunque tu sia, ben ch’io sia Dio,
per te mia deítate il Ciel disprezza,
e te mortai far possessor vogl’io
di quanta ho colassú gloria e grandezza;
però che se celeste è il sangue mio,
celeste è ancor la tua somma bellezza.
Privo di tanto ben, rifiuto e sdegno
!’eterne gioie del beato regno.

73.Non curo senza te, da te diviso
su le stelle abitar Nume immortale,
perch’essilio mi fora il Paradiso,
e lontan da la luce, ombra infernale.
Piú d’un sol guardo tuo, piú d’un sorriso
che del divino nèttare mi cale.
Abbiami, o siasi in Cielo, o siasi altrove,
(pur che Pampino m’ami) in odio Giove».

74.Mentr’io cosí parlava, ei de la loda
superbiva ridente e baldanzoso,
e dimenando la lasciva coda
dava segno che ’l cor n’era gioioso.
Or chi sará, che con pietá non m’oda?
O qual fia, che non pianga, occhio pietoso,
mentr’io racconto (ahi sfortunato) altrui
le delizie e i piacer, ch’ebbi con lui?