Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/537

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75.Quando il meriggio col flagello ardente
sferza rabbioso la campagna aprica,
ne raccogliea, ne nascondea sovente
tra l’ombre dense una selvetta antica,
e scorgeane amboduo piacevolmente
il corpo essercitar con la fatica,
lanciando il tirso over la pietra in alto,
a la lotta, a la danza, al corso, al salto.

76.Né palme o lauri eran le spoglie e i pregi
de la vittoria ai duo felici Atleti,
ma ghirlande e sampogne, e di bei fregi
ricchi coturni, e zanii e dardi e reti;
ed oltre questi ancor, quantunque egregi,
altri premi piú dolci, e piú secreti.
Le pugne eran senz’ire e senza offese,
ed era arbitro Amor de le contese.

77.Quelle bellezze rustiche ed incolte,
quelle sue chiome scarmigliate e sparte
assai piú mi piacean di molte e molte
che polir suol lo studio, adornar l’arte.
Gli Orsacchini cacciava anco a le volte
e i Leoncini in questa e ’n quella parte;
ed io per le foreste e per le tane
gli porgea l’arco, e gli menava il cane.

78.Talor ne Tonde placide e tranquille
seco scendea del fiume amico e fido,
e lavandoci insieme, alte faville
traea dal freddo umor TArder di Guido.
Di gigli e rose e mille fiori e mille
si fregiava la ripa intorno al lido,
e facea con Iresch’erba in largo giro
corona di smeraldo al suo zaffiro.