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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/551

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131.Tinta d’azurro ne le ripe estreme
par la verdura, e l’acqua è verdeggiante.
Ragionar ponno, e salutarsi insieme
il cultor, quinci e quindi, e ’l navigante.
Mentre l’un rade il lido, e l’altro il preme,
han communi tra lor Taighe e le piante.
L’un può col remo còr l’uve dal tralce,
l’altro i coralli mieter con la falce.

132.Qui solea Galathea, lasciando il ballo
de l’altre Ninfe e de le Dee marine,
dal tergo d’un leggier Pescecavallo
su l’asciutto smontar del bel confine.
Ed Aci de le membra di cristallo,
molli di perle, ed umide di brine,
con mille caldi sospiretti e mille
gli rasciugava le cadenti stille.

133.Un giorno uscita pur (come sofia)
a scherzar per le liquide campagne,
venne il suo amor per la cerulea via
separata a trovar da le compagne,
e discesa ove fa l’isola mia
un promontorio sol di tre montagne,
senza sospetto alcun d’insidia altrui
stavasi sola a trattener con lui.

134.Di duo pendenti d’indici zaffiri
gli avea guernito il destro orecchio e ’l manco,
e circondato con minuti giri
di tre linee di perle il collo bianco.
Teneagli con sorrisi e con sospiri
l’una mano a la guancia, e l’altra al fianco,
e dolce a sé stringendolo, nutriva
dentro il gelido sen la fiamma viva.

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