Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/592

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295.Giove il gran padre tuo, madre d’Amore,
ebbe un tempo di me l’anima accesa,
ma del destino udito il fíer tenore,
e de le Parche la sentenza intesa,
perché figlio di lui molto maggiore
generarne temea, lasciò l’impresa:
e cosí Peleo a cotai nozze eletto,
Principe di Thessaglia, ebbe il mio letto.

296.Tra molti miei, di qualitá mortale,
simili al genitor, pegni produtti,
che ’n vece di purgar la parte frale
restár dal foco in cenere distrutti,
l’ultimo che campò l’incendio e ’l male
fu piú vago e gentil degli altri tutti,
di crin dorato, e d’una tal bellezza
che ne l’aria feroce avea dolcezza.

297.Ma l’oracol di Themi, il cui consiglio
è decreto fatai, m’atterrí forte.
Predisse ch’onor sommo a questo figlio
e somma gloria promettea la Sorte;
ma che su ’l fior degli anni alto periglio
gli minacciava a tradigion la morte,
pugnando in guerra: e di cotai tenzone
devea beltá di Donna esser cagione.

298.Io per assecurar l’amato infante
e da spade, e da lance, e da saette,
ne l’onda l’attuffai che fiammeggiante
le rive innaffia al gran Pluton soggette;
e quivi, se non sol sotto le piante,
ch’io tenni per le man sospese e strette,
del corpo in guisa gli affatai le tempre
ch’ei ne fu poscia impenetrabil sempre.