Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/593

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299.Ciò fatto io lo condussi al buon Chirone,
che di Filira nacque e di Saturno,
colui ch’or fregia a l’orrida stagione
di sette e sette stelle il Ciel notturno.
Or questi ad allevar prese il Garzone
in solitario albergo e taciturno,
lá dove Pelio di tremende belve
le sue spelonche ombrose empie, e le selve.

300.Xé d’alimento dilicato e molle
nutrillo in languid’ozio, e ’n vii piacere.
Latte di rigid’Orse, aspre midolle
di Leoni il pasceano e d’altre Fere.
Effeminarlo in quell’etá non volle
tra delizie soavi e lusinghiere,
ma gli facea per la montagna alpestra
spedire il piede, essercitar la destra.

301.Or Levretta, or Cerbiatto, or Cavriuolo
gl’insegnava a pigliar per la foresta,
e quando il mio magnanimo figliuolo
ne riportava o quella preda o questa,
il fido suo governator non solo
il ricevea con allegrezza e festa,
ma con gran lodi ed accoglienze amiche
il premio gli porgea de le fatiche.

302.Di miei, di poma, o pur d’uva matura
gli apprestava al ritorno il grembo pieno,
e per farglisi egual ne la statura,
le ginocchia piegava in su ’l terreno,
e chino e basso con paterna cura
queste cose gli offria dentro il suo seno.
E ’l giovane prendea standogli al pari
dal cortese custode i doni cari.