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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/595

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307.Vonimene ratto ove ’l mio sposo alberga,
e ’l prendo a supplicar che mi conceda
ch’io quel navilio in mar rompa e disperga,
usurpator de la maltolta preda,
e che col falso adultero sommerga
la rea del bianco augel figlia e di Leda,
ma si duro ritrovo il molle Dio
ch’essaudir nega in tutto il pregar mio.

308.Poscia ch’io son dal Re de Tacque esclusa,
che violar non può la legge eterna,
né vuole al fato opporsi, e gir ricusa
contro l’alto Motor che ’l ciel governa;
torno sotto color di nova scusa
del Tessalico monte a la caverna.
Quindi a Chitone il caro allievo io tolgo,
e poi súbito a Sciro il piè rivolgo.

309.Al Re di Sciro il diedi, e sotto panni
finti nascosto di reai Donzella,
il pargoletto Eroe passò qualch’anni
in compagnia di Deidamia la bella,
a cui scoprendo poi gli occulti inganni
che la froda chiudea de la gonnella,
per certezza del ver seco si giacque:
onde il famoso Pirro al mondo nacque.

310.La tromba intanto del Troiano Marte
suona per tutto, e l’universo fiede,
e ’l giovane fatai van con grand’arte
cercando intorno Ulisse e Diomede;
e poi ch’investigata hanno ogni parte,
giungono a la magion di Licomede.
Quivi presentali poi diversi doni
a Tancelle di Corte i duo Baroni.