Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/63

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211.Al costoro apparir trema e paventa
come suole a gran soffio arida canna
l’immortal Damigella, e coprir tenta
l’occulto incendio che ’l suo petto affanna.
Dissimula il dolor che la tormenta,
tronca i sospiri, e l’altrui vista inganna.
Ma chi celar può mai fiamma rinchiusa,
se col proprio splendor se stessa accusa?

212.È nudo Amor, né sa coprirsi, e poco,
quand’abbia un’alma accesa, un cor ferito,
secreto colpo e sconosciuto foco
da qualunque cautela è custodito.
Il sospirar sovente, il parlar fioco,
il volto lagrimoso e scolorito
osserva attenta Idonia, e del suo male
accorta alfin, con questo dir l’assale:

213.— Madonna, ha voce in suo silenzio il core,
e la lingua degli occhi invan s’affrena.
Giá de l’istoria de l’interno ardore
fatta è la fronte tua publica scena,
lá dove scopre e rappresenta Amore
la tragedia crudel de la tua pena.
Di ciò ch’altrui tacendo il guardo dice
(che ti vale il negar?) son spettatrice.

214.Deh quell’aspro dolor che t’addolora
non voler che sepolto abondi e cresca.
Deh noi tacer. Suole il tacer talora
esser de’ mali il nutrimento e l’ésca.
Leggiermente si salda e si ristora
mentre la piaga è sanguinosa e fresca;
ma lunghissima chiede opra e fatica
doglia suppressa, e cicatrice antica.