Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/769

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NOTA AL TESTO

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celli che vengono a mover lite innanzi a loro ) che anticipa una tipica dimensione del poema, stimolatrice di pagine di fastosa fantasia.

L’Adone, dei « poemetti », era il più lungo o almeno il più articolato (tre libri, contro i due della Strage, e uno a testa del Polifemo cieco, del Pescatore, e dei Sospiri d'Ergasto). È stato a suo tempo calcolato che la dimensione dei singoli libri di ciascun poemetto doveva aggirarsi fra le ottanta e le cento ottave (G. Pozzi, Introduzione alla « Strage de gl’innocenti, Torino 1960, p. 456); l’Adone, a quello stadio, sarà arrivato a tre centinaia di ottave, o non molto di più.

Nove anni più tardi, a stare allo pseudo Claretti, sarebbe stato « poco meno di mille stanze » e non più in tre ma in quattro libri (Amori, Trastulli, Dipartita, Morte); sempre ragionandosene, tuttavia, come di un « poemetto », distinto, in quel contesto, dal « poema grande », favorito e diletto ecc., che sappiamo. Distinto, a sua volta, dalla « fatica epica »: perché bisogna che abbiamo ben chiaro che quando Bernardo Castello o il Sanvitale leggevano frasi come queste: «... mi sento abile a comporre un poema non meno eccellente di quel che si abbia fatto il Tasso ... », o « ... son risolutissimo che per tutto quest'anno [1614] sia stampata la maggior parte dell'opere mie ... per potermi in tutto e per tutto impiegare nel poema grande e tirarlo a fine », intendevano, non l'Adone, come vien fatto di pensare a noi col senno del dopo, ma proprio la Gierusalemme distrutta. Alla quale (nel medesimo libro delle Rime cui è premessa la lettera dello pseudo Claretti) ancora andavano i voti del Preti e del Petracci, nei sonetti-omaggio di prammatica; in secco contrasto, è vero, con la frase sbrigativa che, a petto alla profusione di progetti che in quella lettera si squaderna, pare liquidare il poema « eroico », rinviandolo sine die (« ... è oggimai condotto a buon termine, ma per essere machina grande richiede tempo e sofferenza »).

4. — Il Marino in Francia e i mss. dei primi tre canti

L’Adone si stacca come progetto eminente ed autonomo alla vigilia della partenza del Marino per la Francia: «... In Parigi penso di dare alle stampe parecchie opere mie, e specialmente l’Adone, il quale se bene è poema giovanile, composto ne’ primi anni della mia età, nondimeno piace tanto a tutti gli amici intelligenti per la sua facilità e venustà, che mi son deliberato di publicarlo; e avendo fatta questa risoluzione, l'ho accresciuto ed impinguato in modo ch'è molto maggiore