Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/120

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Circa ’l mangiar devono invaginarsi, mi dubito, questi nostri pensionari che ’1 mio corpo sia glorificato e che non abbia bisogno del vitto. Ogni quindeci giorni mi danno tanta carne quanta pascerebbe un girafalco, e de’ quartieri passati non se ne può cavar robba né danari. 11 venerdí, il sabato e le vigilie, perché sanno che ordinariamente digiuno, per accrescer merito alla mia astinenza, dicono che i galli a questi tempi freddi hanno giurato castitá alle galline e osservano il celibato, e perciò ò vanitá trovar un ovo se si cercasse con la lanterna di Diogene. Se poi per mera e innata caritá si movono a mandarmene un paro, nissuno di essi è che non sia gravido di un basilisco.

Il vino che io bevo — Iddio ve lo dica, si fatto liquore non usci mai dall’uva del vostro Autunno, — per lo piú suol esser fratello carnale della morte. «Fortis est, ut mors, dilectatio». Ed è cosí sottile e liquido che ch’il mettesse dentro ’l crivello delle Belidi e dimenasse ben bene, rinego il manico della pala se si farebbe cader gocciola. Ho poi oltra queste gentilezze la previdenza del mio servitore, ottimo economico, il quale, per ammorzar gli spiriti, che con le forze loro mi potrebbono generar qualche vertigini al cerebro, facendo un miracolo contrario a quello che fece Giesú Cristo nelle nozze di Cana di Galilea, con una dosa triplicata di battesimo, li dá titolo di «cristiano». Novelle da far le leggende intiere!

Desiderate intendere come io dormo? Mi son fatto acconciar un carriuolo su la schiena di quattro bancacce vecchie, e quivi, quando io sono stracco, vi fo alle volte un sonnarello. Le mie morbide piume sono un pagliariccio foderato di lesine e una schiavina tessuta di sete di porco, dove Luca e Luigi Pulci, al toglier delle tavole, compongono a tutte ore sonetti mordaci, e la patrona, come quella che si diletta di polizia mirabilmente, ogni principio di calende mi cambia un par di lenzuola soffritte nel brodo lardiero e bollati col marchio del signor marchese.

Dissi che qui non do opera agli studi. Mento per la gola, anzi sono stodiosissimo, e particolarmente della topica, e ritrovo sempre nuovi luoghi topici ed ogni topo fa le fiche a Encelado ed a Tifeo. Subito che ’l sole ha dato volta, mi vengono a