Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/13

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la sua risposta: favoriscami rivederlo e corregerlo ed iscusi la mia ignoranza e la debolezza del mio spirito. Attendo il favor delle sue lettere e delle sue rime. E facendole riverenza le bacio le mani quanto piú caramente posso.

Di Napoli [1594].

VI

Al medesimo

Restituisce le rime e manda un sonetto.


Mando a V. S. illustrissima le sue rime ch’Ella mi favori di lasciarmi vedere e godere, riserbandomi però in mio potere, con buona grazia di lei, la canzone della Vergine e quel primo sonetto d’amore con le sue sposizioni. Resti servita ch’io abbia un po’ piú di tempo di mirargli ed ammirargli.

Piacciale fra tanto benignamente ricevere un certo mio sonettuzzo abbozzato; ed avvenga che ’l contracambio sia troppo disuguale, pur mi fido della sua confidente mano, la quale s’io riempio di cartacce, ne perdoni all’ambizione c’ho di servirla, ché tutto nasce dalle grazie ch’Ella suol farmi. Percioché, se in esso non vedrá parte alcuna né di sapere né di sapore, l’assicuro che dove manca la bellezza dello stile, supplisce l’affezione della mia servitú. E le fo riverenza.

[Di Napoli, 1594].

VII

Al medesimo

Loda versi e una commedia del Manso, domanda consigli intorno a una scelta di rime, e chiede notizia d’un’accademia istituita a Napoli.

Se le cose di V. S. illustrissima non mi recassono per se stesse compito diletto, io direi che il piacer che ho ricevuto dalla sua lettera e da’ suoi bellissimi sonetti si sia in me fatto maggiore d’un lungo desiderio ch’io ne teneva. I sonetti al signor Ascanio Pignatelli ed al signor fra Giulio Carrafa io non ho