Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/155

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si fece conoscere non raen padre che figlio pietoso ed amorevole della patria, quando, reprimendo in se stesso l’ordinario e comraune appetito del signoreggiare, la liberò dal giogo e rifiutò quello scettro ch’ogni altro, forse eziandio con insidie e pericoli, avrebbe tentato d’usurparsi; onde in testimonio d’atto si generoso ed a tutti i secoli memorabile meritò d’ottenere in essa non pure statue e colossi, ch’alia fine cedono al tempo, ma lodi ed obligazioni di perpetua ed immortai gratitudine. Questo poi, oltre Tessersi in mille occasioni dimostrato chiarissimo specchio di prudenza e di valore, è stato flagello formidabile de’ barbari, purgando i nostri mari di quelle arpie che con legni masnadieri venivano a depredare ed a guastare le belle contrade italiane. Le cui onorate vestigia sono assai ben calcate dalTeccellentissimo signor don Carlo, fratello di V . S. illustrissima, tanto benemerito della Maestá cattolica e della sua serenissima republica.

Il secondo raggio è la dignitá del grado, massimamente quello del manto purpureo. E se la porpora dottorale di Ulpiano iurisconsulto, opposta, come narra Elio Lampridio, contro il furore de’ soldati armati che l’imperador Severo assalivano, valse ad aflfrenare l’impeto della loro audacia, facendogli dalla sediziosa e temeraria impresa desistere; quanto maggiore auttoritá e reverenza vorremo dire che porti seco la porpora sacra cardinalizia, tinta di quella preziosissima grana ch’usci delle vene del Redentore? E quantunque questa sia anch’ella parto e parte della fortuna, nondimeno quando è collocata in suggetto qualificato e meritevole, diventa dote propria e premio dovuto alla virtú. Vergogninsi pure ed arrossiscano coloro che per mezi brutti e per vie indegne sono talvolta sublimati a qualche grandezza ambiziosamente procurata. Ma pregisi e goda chi con fatiche nobili e mediante il proprio valore perviene a quell’onorevole guiderdone che si tirano necessariamente dietro l’opere egregie, si come è avvenuto in V. S. illustrissima, portata a forza alla eminenza della porpora dalla sua stessa bontá. È vero che la porpora è frutto del mare: voglio dire che i sudori e ’l sangue sparso da’ suoi progenitori nel generale ammiragliato delle armate