Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/168

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che quando era percossa dai mattutini raggi del sole formava voce sensibile, distingueva note articolate ed esprimeva concento armonico. Altrettanto è avvenuto alla mia musa, pietra nera per l’ ignoranza, fredda per (’ ineleganza, dura per la rozezza ed arida per la sterilitá, ch’illustrata e vivificata dai raggi di V. S. illustrissima, sole d’ogni virtú eroica, ecco che, rotto il lungo silenzio che l’aveva fatta quasi mutola, prende anima canora e, simile a quell’altra pietra di Megara di cui fa menzione l’ Agrippa, esponendo accenti musici, fa sentire pubicamente al mondo il suono del suo stile in quest’altra parte di rime liriche, eh ’a lei umilmente essibisce in dono. Né certo ad altro personaggio si dovevano i parti di questo mare, ch’ai figlio di colui a cui il mare tutto deve tanto dal suo felice governo, non meno prudentemente signoreggiato che valorosamente purgato di corsari e di mostri; onde par che questo cognome Doria sia fatale alla sua casa, poiché nel regno di Dori doveva essercitare il suo dominio. Ed avendo, come si è detto, la casa Doria tanta potestá sopra le cose murine, essendo questa opera del Marino, essendo la dea d’amore nata dal mare ed essendo poesie la maggior parte amorose o almeno essendole per amore, dedicate a niuno meglio si convenivano eli ’a V. S. illustrissima. La qual priego a gradirle con benigno affetto ed a cui per fine auguro dal cielo il compimento d’ogni grandezza.

Di Torino, adí i aprile 1614.

C

Al signor Guid’ Ubaldo Benamati

Si duole del gran numero di errori tipografici orni’ è deturpata la terza parte delle sue Rime, e invia la Difesa del conte Tesauro a proposito della polemica con Ferrante Carli, per un errore mitologico incorso in un sonetto di Raffaele Rabbia sulla Vita di santa Maria Egiziaca.

Chi manda l’opere sue a stampar fuora, dove non possa intervenire l’occhio dell’auttore, è un gran balordo. Sono in tanta smania che penso d’ impazzirne o di creparne. Insomma le stampe moderne son diventate mercanzie, né tendono ad altro