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Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/167

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LETTERE E DEDICATORIE l6l

cosi gli uomini difficilmente dismettono col tempo quella impressione di vizio o di virtú che da’ primi anni si è in loro infusa. Questa buona instituzione in V. S. illustrissima è stata tale, che non è maraviglia se in tutte le belle arti è tanto essattamente versata quanto sanno molti uomini scienziati che l’ hanno avuta in pratica; poiché infin dalla sua piú fresca gioventú fu disciplinata nelle scuole di Salamanca, dove, da maestri peritissimi, con diligente instruzione, informata d’ogni dottrina e facoltá piú nobile, si è avanzata in tanta erudizione d’intelligenza universale che non cede a chi se sia. La vaghezza eh ’Ella ha delle lettere la rende anco protettrice de’ letterati e benefica verso gl’ingegni esquisiti, co’ quali Ella spesse volte si diletta di discorrere e del concorso de’ quali è stata sempre solita di fiorire la sua corte. Il che dinota e dá manifestamente a divedere la letteratura e sufficienza del padrone, percioché, secondo l’essempio del grande Alessandro e di Cesare, chi non l’ha in sé non la può stimare in altrui. Né solo intorno allo studio grave delle discipline profonde le piace d’affinar l’intelletto, ma nel dolce e piacevole ancora della poesia si trastulla e trattiene alle volte volentieri; dalle cui favolose narrazioni, oltre l’onesto diporto, traendo utile moralitá, impara a purgare gli affetti, a regolare gli appetiti disordinati e con la diversitá degli essempi o di buona o di rea fortuna rappresentati da’ poeti si rende piú savia e considerata nelle deliberazioni. E se ben l’aquila, per quanto scrivono i naturali, è ordinariamente nemica de’ cigni, l’aquila sua nondimeno se ne dimostra amicissima, né aborre l’armonia anzi se ne compiace. Che forse per questa cagione tra le celesti imagini stellificata con la cetera nel petto risplende. E chi non sa che il sole, in cui viene Ella misticamente effigiata, fu secondo l’ antiche fizioni rappresentato amante del lauro e prencipe delle muse? Questi raggi, toccando il mio ingegno, fatto oggimai stupido da tante avversitá, l’hanno risvegliato e suscitata in esso quella vivacitá di spirito poetico che da un tempo in qua si era mortificata.

Della statua di Mennone, che di sasso etiopico era fabricata in Egitto, narrano Filostrato, Luciano, Pausania, Plinio ed altri,

G. B. Marino, C. Achillini e G. Preti, Lettere - i.

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