Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/170

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Intanto V. S. mi favorisca di render grazia al signor Agilulfi in mio nome, che senza mio precedente merito abbia voluto obligarmi con gli effetti della sua cortesia, adoperandosi per me in questa facenda. Non gli scrivo, perché non penso di disobligarmi con una semplice lettera, ma sappia ch’io dependerò sempre da’ suoi commandamenti. E di nuovo bacio a V. S. le mani.

Averta, nel mandar il dissegno, che venga ben condizionato e che sia consegnato in propria mano al signor conte Luigi con una lettera particolare di V. S.

CI

AL MEDESIMO

Lodi del disegno dello Schidoni, finalmente ricevuto.


Ho ricevuto il disegno del signor Schidoni, il quale è stato qui da tutti gli intendenti dell’arte giudicato un miracolo. Sono molti che hanno giurato essere dei Parmigiano o dei Coreggio, perché non si sanno accommodare a credere che viva alcun pittore moderno il quale arrivi a tanta eccellenza. N’è stato dato aviso a questo serenissimo, il quale ha voluto vederlo e se n’è tanto compiacciuto che non ho durata poca fatica a cavarglielo dalle mani. Insomma è bellissimo, ed io ne ringrazio tanto l’auttore e l’intercessore quanto l’opera è bella, che non si può dir d’avantaggio. È ben vero ch’io non sono stato bene inteso da esso signor Schidoni circa la positura delle figure, poiché, secondo la misura ch’io gli mandai, dovevano essere situate per diritto, conforme all’altezza e non alla larghezza. Ma il fatto non si può piú distornare, e spero che l’intagliatore potrá forse emendar l’errore e renderlo uguale agli altri. Comunque sia, io ne resto infinitamente obligato all’uno ed all’altro, e lo serberò fra le gioie mie piú care. Mi rido poi delle ridicole malignitá di cotesto invidiosetto, il quale se non ha altre vie da sborrare il suo veleno

(i).

(j) il lesto ha una lacuna [EU.].