Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/186

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l’altre incommoditá che ha recato seco questa maladetta guerra, è l’ impedimento del commercio. Pazienza!

Non occorreva che V . S. chiedesse il consentimento mio in cosa di cosí piccola importanza, come è Io stampare in principio del suo poema quel mio sonetto: «Sciolse il Colombo»; si perché non ad altro effetto il feci (si come scrissi a quel Benamati) che per onorarne lei, si perché Ella ha il mero e misto imperio sopra tutte le cose mie, le quali l’essibisco ad ogni suo beneplacito con quella prontezza e sinceritá che mi insegna la simplicitá della mia natura. Ma qui, nel mentovar del Benamati, m’è sovvenuto una cosa di che io avevo ad avertirla. Di grazia, non parli con esso lui delle risate e motti che costi facemmo delle sue composizioni, accioché esso non se ne turbi, perché, quantunque egli vaglia poco, è però da stimare l’amicizia di tutti; e l’istesso sia detto del Virtuani piacentino. Ho fatto salutare V. S. piú volte per diverse lettere da me scritte costá ad altri amici, e volsi mandarle un volume di quei miei Discorsi sacri ultimamente stampati, ma non seppi per qual via sicura. Godo infinitamente ch’Ella si sia pur risoluta di darci qualche saggio della sua lunga fatiga del Mondo nuovo , ed è ben tempo che si apra piú spazioso campo a quella gloria che fin dai prim’anni si dimostrò cosí chiara e cosí onorata.

Io sono in procinto di partire alla volta di Francia di giorno in giorno, dove penso di trattenermi per qualch’anno. Se V. S. mi è quel vero amico che dimostra ( Mesi, se è lo Stigliarli), spero che sentirá consolazione d’ogni mia buona fortuna. Io vo colá con buona intenzione datami da chi può e con disegno di publicare alle stampe molt’opere mie, e fra l’altre V Adone, poema quanto la Gerusalemme del Tasso, che se bene fu cominciato da me in etá, si può dir, puerile, l’ho però assai dilatato con digressioni ed altri lussureggiamenti, e son constretto a requisizion di molti amici a publicarlo. Subito stampato, ne manderò uno a V. S., al cui giudizio mi riporto in tutto e per tutto. E li bacio le mani.

lai Turino [1614 o 1615].