Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/20

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la copia. Io non so a chi egli se l’abbia dato. Ma qual giudicio poteva io farne, se non che scòrsi in quelle burle certi lumi i quali mostravano visibilmente la vivacitá del suo chiarissimo ingegno? Il giudicio spero ben io da lei intorno a questo mio sonetto, che gli mando, in morte della signora duchessa di Castel di Sangro; materia c’ ha invitato a piagnere gran parte de’ buoni spiriti di questa cittá. Se avrá a grado di vederne qualche componimento, le ne invierò uno del Tasso ed altri del signor Ascanio Pignatelli. Né aspetterò io il giudicio suo per riaverne cerimonie, ma l’astringo a voler rittoccarlo e frastagliarlo e dove e come le parrá. Il che a me sará singoiar segno ch’Ella m’ami, si come io procurerò sempre occasione che debba fare.

Le avrei oltre a ciò mandata la Cinzia del signor Carlo Noci nuovamente impressa, ma mi disse d’aver egli di ciò pensiero. Quando però non l’abbia ancora avuta, farò che subito le si mandi.

La scelta fra quindeci di sará in ordine anch’ella; tuttavia vo trascrivendo le composizioni di mano in mano. Ben sarebbe ormai tempo degnarmi delle sue.

Attendo da V. S. il favore; e baciandole le mani quanto pili caramente posso e facendole riverenza, faccio con essa ancor fine.

Di Napoli [1594].

XIII

Al medesimo

Notizie della stampa del dialogo del Tasso, del Cavallo frenato di Pier Antonio Ferrari, della Stufa e della scelta anzidetta.

Non ho scritto fin qui a V. S. illustrissima, con isperanza di mandarle di di in di l’impressione del dialogo, la quale dallo stesso signor Torquato m’è stata piú volte sollecitata, sapendo ch’io aveva quest’ordine da lei; e se non fosse per l’infirmitá di monsignor Orazio Salviani, il quale si ritrova disperato da’ medici, che ci trattiene, giá sarebbe spedita molti giorni sono. Con tutto ciò farò in modo che si fornisca quanto