Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/21

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prima si potrá. Vero è ch’io sto con tanti intrighi e garbugli attorno, che non so come dividermi in tante parti, perché da un lato l’opera del Cavallo della buona memoria del signor Pier Antonio Ferrari, la quale io per servire al signor Vincenzo Tuttavilla sto rivedendo; e dall’altro la Stufa, a cui è ormai data l’ultima mano, nella quale avrá di che ridere; e sopra tutto questa benedetta scelta, che tuttavia vo aggiustando in molte cose che mi occorrono, m’han posto talmente l’assedio intorno che non mi lasciano respirare. Pure spero di sbrigarmi assai presto di tutti questi impedimenti, per potere solo attendere a servir V. S. illustrissima mio signore, a cui tanto sopra tutt’altri debbo ed a cui priego dal cielo ogni desiderata felicitá.

Da Napoli [1594].

XIV

A Camillo Pellegrino primicerio capuano

C omplimenti.


Io non posso non arrossire mentre mi veggo una e due volte provocato da V. S. con effetti di tanta cortesia, dove era il mio debito di prevenirla offrendole la mia servitú, la quale buon tempo fa avevo io in animo di offrirle, mosso dal grido delle sue virtú ed onorate qualitá. Ma V. S. ha voluto in questa guisa confondere la mia malcreanza con altrettanta modestia e quasi tacitamente ripigliare la mia trascuragine, onde quanto me ne risulta maggior vergogna tanto mi si accresce obligazione maggiore. Ora vengo, ancor che tardi, a scusarmene con V. S., perché le mie continove occupazioni mi han fatto mancare del mio dovere e incorrere in doppia nota di mancamento. Ma meglio è ch’io m’accusi e, procurando eziandio per lo innanzi di ammendare il mio fallo, le ne chiegga perdono. Ed aggiungasi questo al cumulo degli altri favori ricevuti da lei, i quali mi fanno ogni di doppiamente conoscere la soprabbondanza della sua cortesia e degli oblighi miei. E come che non mi dice il cuore di poterla abastanza ringraziare dell’uno né sodisfare dell’altro, poiché quanto a V. S. avanza di merito