Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/212

Da Wikisource.

stata inavertenza o sciocchezza non so se del compositore o del correttore (che fui io stesso, ma avevo allora il cervello altrove), poiché nel nome si è equivocato. Scriverò al Ciotti che nell’altra impressione lo corregga. Vi mandai un pezzo fa una lettera diretta al signor Cesario, segretario di monsignor illustrissimo nuncio, della quale non ebbi mai piú risposta. Contiene cosa a me importante, onde saprei volentieri se l’ ha ricevuta.

Di grazia sappiate dal signor Giacomo Cavalca, il quale è costi col signor marchese d’Orfé, se il signor Domenico suo padre gli diede mai piú quel disegno che mi promise; e se l’ha, fatevelo consignare. Vi priego a scrivermi sempre ed a coprir la lettera con una sopracarta di questo soprascritto: «All’illustrissimo e reverendissimo signor mio collendissimo monsignor Ubaldini, nuncio di Nostro Signore presso la Maestá cristianissima». Cosi le lettere mi capiteranno senz’altro. E ve la bacio caramente.

Di Parigi [1615 u 1616J.

CXXIX

All’illustrissimo ed eccellentissimo signor

MAR ESCI AL D’ANCRE Dedica degli Epitalami (Parigi, 1616).

Del tanto ch’io debbo a V. E. le rendo il meno ma mi ritengo il piú. Quel che le dono è una affettuosa dimostrazione del divoto animo mio in questo libro. Quel che mi riserbo è una perpetua obligazione che le porto per le grazie ricevute. Ben è vero che per molte circostanze si del donatore, si del tempo del donare, si del personaggio a cui si dona, si della cosa istessa donata, potrá forse il mio dono parere sproporzionato e disconfacevole. 11 dono senza dubbio è picciolo e poco vale, massime contrapesato ai meriti di V . E. che son molti e grandi. Ma non poco dona chi dona quanto egli ha e quanto può. Altro per ora non ho né posso ch’un numero d ’Epitalami da me giá in diverse occasioni composti, ed ora insieme con quello delle regie nozze accumulati tutti nel presente volumetto.