Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/214

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parti loro ne’ luoghi piú sicuri che trovino, accioché crescano e vivano fuor di pericolo; e se gli uccelli per virtú del medesimo lume intendono quanto sia buono il collocare i lor nidi ne’ piú sublimi rami degli alberi, perché con minor fatica e maggiore agevolezza possano poi i figli, messe le penne, volare in alto; quanto piú gli uomini ragionevoli e prudenti deono per si fatto avertimento ingegnarsi, publicando le loro scritture, di commetterle alla protezione di chi possa difenderle e custodirle finché per fama si facciano chiare alla luce del mondo?

Pertanto non si maravigli V. E. se il mio giudicio, guidato dal detto ammaestramento, dando alle stampe queste poche composizioni, ha fatta elezione di lei, come di quella dalla cui auttoritá posso sperare ogni difesa e dalla cui benignitá debbo pretendere ogni favore.

Il tempo oltracciò par certamente poco opportuno e poco giudiciosamente scelto per voler donar poesie, le quali non si convengono punto tra tante rivolte di guerra che tengono al presente conturbata e sossopra quasi tutta la Francia. Gli allori hanno gran simpatia con gli ulivi e le muse amano oltremodo la pace; che non per altra cagione finsero gli antichi favoleggiatori che Minerva dea pacifica andasse in Parnaso a visitarle, se non per dinotare quanto elle sieno amiche della quiete. Tra le spade non hanno luogo le penne e tra gli strepiti delle trombe non si può sentire la soavitá della lira. Che ha da fare la tranquillitá di studi cosí piacevoli con le tempeste che porta seco il furore dch’armi? I cigni sono uccelli timidi e, si come temono il suono della saetta di Giove, cosí paventano il tuono della bombarda di Vulcano. In questi frangenti veggo bene ch’altro bisogna che lusingamento di scherzi poetici. È tempo non da cantare ma da piagnere, non da dettai versi ma da trattar disfide, non da volger carte ma da spiegare bandiere, ed insomma non da vaneggiar ne’ giardini ma da combattere in campagna, dove se pur si scrive, si scrive con sangue e non con inchiostro.

Per questo rispetto adunque non mancherá per aventura chi abbia a riprendermi ch’io sia venuto indiscretamente tra gli atti tragici a recare cose festive. Con tutto ciò l’istessadea