Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/215

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della sapienza va pur armata, e l’ istesso Apollo che porta al fianco la faretra tiene anche in braccio la cetera, né sa meno adoperar l’arco con cui ferisce la morte che queil’altro con cui saettò Pitone. Voglio dire ch’ancora nelle battaglie non sono del tutto inutili i poeti, anzi in simili occorrenze si accresce nobiltá di materia agli scrittori; poiché se vi ha chi si espone ad imprese onorevoli e fa prodezze segnalate, vi deve essere anche chi le celebri e ne lasci memoria alla posteritá, accioché la virtú conseguisca il suo premio ch’è la gloria.

Mentre che la Grecia ardeva per tutto d’una lunga e fiera guerra civile, essendo flagellata da tutti que’ mali che sogliono tirarsi dietro l’armi specialmente intestine, si ricorse all’oracolo d’ Apolline in Deio per sapere quando dovessero placarsi gl’iddii e venire il fine di tante calamitá. Il quale rispose: allora dover cessar le tabulazioni de’ greci quando avessero al suo nume duplicato l’altare. Né da loro essendo bene intesa questa sentenza, fu interpretata da Platone, il quale la dichiarò in questa guisa: che allora la Grecia vivrebbe tranquillamente, quando essi alla professione e cultura delle buone discipline si fussero dati, percioché si fatti studi tirano gli animi dall’ambizione e dall’altre irregolate cupiditá (dalle quali per lo piú nascono le guerre) all’amor della pace ed al moderato temperamento degli appetiti licenziosi.

Degna certo di quel divino uomo fu la detta sposizione, né io per me altro rimedio crederei potersi ritrovare contro le publiche afflizioni che nel nostro secolo infelice travagliano non pur questo regno ma molte altre parti della Europa, se non che la gioventú si applicasse con maggior fervore alle lettere; la cui dottrina, riscaldando gli animi dell’amor delle scienze e risvegliandogli alla intelligenza delle cose alte e maravigliose, rende facilmente gli uomini giusti ben costumati ed in tutto differenti da quelli che, privi per ignoranza di questa cognizione, dilettandosi d’essercitar solamente risse e dissensioni, nutriscono e fomentano le publiche e le cittadine discordie.

Or essendo tra tutte quante le bell’arti la poesia non solo la piú dilettevole ma la piú utile, come quella che, cogliendo

G. E. Marino, C. Achillini e G. Preti, Lettere - 1.

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