Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/230

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un’opera spirituale com’era il sentir la predica, me gli ha voluti per sua bontá restituire in questo modo miracoloso, percioché, dovendo io fra pochi giorni maritar la giovane, mi ritrovo non so come sciolto dall’obligo. Sono benissimo informato ch’ella non ha fatta né fa scappata alcuna, ma quel che la mosse a partire fu la strettezza in cui si trovava, molto contraria e ripugnante al costume delle donne francesi, le quali amano e godono la libertá. Basta, ella si accommoda a’ servizi d’una signora, dove, se si porterá onestamente, io non Iascerò d ’averne cura e di somministrarle ogni aiuto a me possibile.

V. S. mi chiede la Ninfa avara, ed io non vorrei da lei esser tenuto avaro negandola. Sa come stanno tutte le mie poesie, e sa parimente la infingardaggine e quanto sono ritroso nel trascrivere. Di grazia, si compiaccia per ora della mia pronta volontá, condonando la tarda esecuzione del suo comandamento alla negligenza della mano.

Scusi ancora i difetti di questa lettera scritta in fretta, la qual per buon rispetto desidero che sia subito data al fuoco. Mi ami, mi scriva e mi comandi, e dopo le profonde reverenze fatte in mio nome a monsignor nostro illustrissimo, mi favorisca di salutar caramente i signori Andrea, don Livio Secchi e Paolo Emilio... b).

Qui finisco e bacio a V. S. mille volte le mani.

Di Parigi, a di 12 luglio 1619.

CXXXY 1 II Al medesimo

Invia il Discorso per l’elezione dell’ imperatore .

Prega l’amico d’intercedere perché gli si paghi la pensione arretrata.

Io era poco men che risoluto di trasferirmi costá per qualche giorno di persona, per procurare il pagamento della mia pensione, poiché son giá passati due quartieri e per l’assenza del

(1) Seguono nel coti, tre parole indecifrabili.