Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/241

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non ne riceverá mal cambio. Pesami insino al core di ritrovarmi al presente tanto occupato in queste stampe, oltre gli affari della corte; onde non posso cosí prontamente compiacerlo del sonetto che desidera. Baciategli le mani in mio nome e certificatelo ch’io non mi scorderò di servirlo non solo in questo ma in qualsivoglia occasione di maggior rilievo, pregandolo a compatirmi, poiché sa benissimo che in si fatte facende si richiede il tempo e la vena, né si fanno quando si vogliono.

Voglio poi pregarvi d’un servigio del quale vi resterò obligato, con patto però che tra noi si tratti alla libera e senza cerimonie, poiché io non intendo d’ interessarvi d’un soldo, avendo per grazia di Dio il modo di cavarmi il capriccio senza incommodarvi in materia di danari. Vorrei che usaste diligenza tra cotesti mercanti che vendono delle stampe di Fiandra, e che insieme con qualche persona che se n’intenda mi faceste una scelta d’alquante carte buone, parlo di figure. Non voglio cose d’Alberto Dura né di Luca d’Olanda né d’Aldegrave, perché le ho tutte. Ma se vi trova qualche carta vecchia delle buone di Giulio Bonassone,. di Marcantonio o d’altro buon maestro, grande o piccola, d’intaglio dolce o d’acqua forte, me la mandi ben involta in un rotolo si che non si guasti. Cosi, se vi sará qualche carta del Caraccio o del Tempesta, purché sieno originali e ben impressi, cioè non ritagliati. Io spendo tutt’i miei quattrini in queste bagattelle e ne ho accumulato un buon numero in parecchi libri. So che costá ci sará qualche cosa di quelle che non ho io, e se voi mi donaste un tesoro non mi fareste maggior piacere. Potrete in un pacchetto invilupparle e consegnarle costi al fratello di questo eccellentissimo ambasciatore, ché le indrizzi a S. E.; ed avisatemi del costo, ché subito lo sborserò a chi voi vorrete, o in mano di esso signor ambasciatore o d’altri. Ma di grazia, non mi fate delle belle parole passandola in complimenti, perché in altra occorrenza non mi vaierei mai piú dell’opera vostra con questa confidenza che ora mi prendo di voi. E con tal fine vi bacio le mani.

Di Parigi [fine del 1619].