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nelle cui mani confiderei l’anima istessa non che quelle povere bagaglie che rimasero in suo potere. Ma dall’altra parte mi pare strano che io non possa servirmi del mio, quando me ne occorre il bisogno. Vi priego caldamente che vogliate cavare il costrutto di questa facendo, saperne la cagione e investigare se questa e l’ altre robbe ch’io lasciai costi sono in sicuro, pregando di nuovo da mia parte il detto signor Tesauro a voler consegnar la detta cassa, nella quale sono alcune scritture che mi importano insieme con altre cose necessarie; e se tarderá ancora d Svantaggio, non sará piú a tempo e mi sturberá molti miei disegni. Di grazia, non mancate d’usarvi subito diligenza e di scrivermi il tutto, perché altrimenti questa sarebbe cosa da farmi venire in posta infino a Torino per ritornarmene volando.
La Samfiogna si stampa tuttavia ed è verso il fine. Riesce correttissima, eccetto i due primi fogli di prosa, che furono composti da un altro che non intendeva tanto bene l’italiano quanto fa costui che compone al presente. Ne farò legare due politamente, l’uno per mandare al serenissimo signor prencipe car dinaie, l’altro per lo serenissimo signor prencipe Tomaso. Ne manderò poi tre altri sciolti a parte per via del signor ambasciator di Venegia, l’uno a voi, l’altro al signor d’Aglié e l’altro al signor Tesauro.
Ho ricevuto l’ordine dei quatrini per la stampa d zW Adone dopo molte controversie e difficoltá, essendo passato in Consiglio per cento mani; e se bene se ne poteva far di meno, nondimeno monsignor di Luines ha voluto cosí per maggior solennitá e per maggior mia riputazione. Ora sto attorno al tesoriere, il quale ha promesso di pagarmi fra pochi giorni. Subito porrò le mani a stampare, e lodato Iddio che siamo in porto! E vi assicuro che non vi perderò tempo, perché non veggo l’ora di
venire a rivedervi ed ultimare il mio negozio.
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Con che fo fine baciandovi mille volte le mani.
Di Parigi [fine del 1619 o primi del 1620].
