Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/273

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Lettere gravi e piacevoli , ch’io ho disegnato ancora di dar fuori, e quattro comedie, tra le quali una, intitolata II poeta , son certo che per molti rispetti fará ridere il mondo.

De’ due miei poemi maggiori, la Gierusalemme distrutta e le Trasformazioni , non mi occorre di parlare per ora. Pregate Iddio che mi conceda qualche anno di vita, ch’io spero di far conoscere in breve se abbiamo ingegno ancor noi atto a saper tessere una epopeia. State sano.

Di Parigi [gennaio 1620].

CLIII

Al medesimo

Lo ringrazia della Vita dí Romolo del Tempesta, invia venti ducatoni al Palma e discorre della Galeria e della Sampogna.

Ho ricevuta la Vita di Romolo, la qual non è però originale del Tempesta, ma di sua invenzione, intagliata in Fiandra. Con tutto ciò ne ringrazio V. S. e me le confesso obligato. Se per l’avvenire mi vorrá mandare qualche altra cosetta, torno di nuovo a replicarle che mi scriva il prezzo, perché altrimenti non le riceverò piú, e mi maraviglio di lei che si crede d’ interessarmi in cose si piccole.

Le mando qui incluso una poliza di cambio di ducatoni venti, li quali le saranno subito costi pagati. Potrá consegnarli al signor Palma a buon conto dell’opera ed avvisargli quel che ne pretende d’ avantaggio. Voglio da lui due condizioni. La prima è la diligenza circa la spedizione, perché per ordinario suol esser tardissimo, ed io ne ho bisogno per alcuni rispetti molto presto. L’altra è la perfezione, perché mi dicono ch’egli in questa ultima etá fa poche cose buone e che lavora per lo piú a fin di guadagno senza molto studio. Desidero adunque che i due miei quadretti non siano strappazzati, ma vi si usi industria particolare con affezione straordinaria, ben disegnati e coloriti vagamente, non solo per mio interesse ma per onor suo, poiché hanno da comparire tra parecchie fatiche d’altri valentiuomini,