Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/300

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Il quadro mi è carissimo, e perciò non voglio confidarlo a persona fuor di mia casa. Non mancherá modo da farne avere a lei una copia, o quando io la porterò meco a Torino, o pure quando Ella ritornerá in Francia.

Ora al proposito. Qui si tiene per sicurissimo che cotesto serenissimo prencipe cardinale abbia da essere fra pochi giorni qui in Parigi. Se cosí è, io ne sento allegrezza infinita, particolarmente per riveder voi, poiché non credo che sia per lasciarvi senza condurvi seco. In tal caso voglio pregarvi caldamente a prendervi una briga per me, che non per altro effetto mi son mosso a scrivervi la presente lettera. In casa del mio signor Lodovico Tesauro vi son rimase ancora alcune mie poche bagaglie, cioè due casse non molto grandi, un baullo mediocre ed un piccolo tamburetto dove sono molte cose che mi importano. Oltre che mi occorre servirmi di molte facende necessarie che vi son dentro, ho risoluto di mandarla in Italia con altre robbe mie che tengo qui, donde mi sará molto piú facile l’accommodamento del trafico. Potrá adunque mostrar questo capitolo ad esso signor Lodovico, pregandolo a contentarsi di consegnarvi le dette bisogne, ché tanto basterá per sicura certificazione della volontá mia, rendendogli affettuosissime grazie del travaglio che fin qui s’ha preso di farmele conservare; ma non è questo il primo obligo che porto alla sua somma cortesia, per corrispondere alla quale, quando io spendessi la propria vita in suo servigio, crederei ancora di morir ingrato.

Avute adunque le sudette bagaglie, supplicherete umilmente la serenissima Altezza del signor prencipe cardinale a volere ordinare che mi siano portate insieme con le sue. Credo che per esse sia a bastanza una soma, ma quando ve ne bisognasse da vantaggio, io sarò qui pronto a pagare tutta la spesa, purché vengano ben condizionate e coverte; del che pregherete da mia parte con ogni efficacia il signor controlore. Non vi starò piú a replicare altro in questa materia, perché so quanto mi amate e quanto sapete e potete. Perciò n’aspetto senz’altro l’effetto, e con tal fine vi bacio con tutto l’affetto del cuore le mani.

Di Parigi [1620],