Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/45

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Sto tuttavia aspettando la Venere con quel disiderio che si può immaginar maggiore. Il dolor della testa mi aggrava, e perciò lascio di stendermi piú oltre. Bacio a V. S. affettuosissimamente le mani.

Di Roma [1604].

XXVI

Al medesimo

Annuncia l’arrivo della Venere, assai guasta dal viaggio.

È giunta la Venere di V. S., ma tanto ho avuto di disaventura che mi è pervenuta tutta guasta alle mani, in guisa ch’io l’ho mirata con altrettanto dispiacere con quanto disiderio la stavo aspettando; percioché, essendo la dipintura assai fresca, in quell’invoglio dove era avviluppata si son cancellati tutti i colori, e le fila che l’ erano attorno hanno segata la tela in modo che vi son rimasi i segni indelebilmente. L’ho data con tutto ciò, secondo che V. S. mi scrive, in mano del cavalier Alpino; il quale, tutto che mal volentieri mettesse mano nelle opere di V. S., ha nondimeno promesso di riconciarla in tutto quel che sará possibile, ed oltracciò la saluta caramente, ringraziandola della stima che fa di lui.

Le rendo somme grazie del favor che mi ha fatto, assicurandola che mi sará a cuore mentre io vivo e, tal qual ella è, mi parrá piú bella nel suo quadro che non è in cielo. Con che resto a V. S., offerendomi in qualunque occasione di suo servizio e pregandola che mi comandi.

Al signor Imperiali bacio riverentemente le mani.

Di Roma [1604].