Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/70

Da Wikisource.

Ma non però mi mancheranno occasioni da onorar gli amici, (piando conoscerò d’aver corrispondenza d’affetto. E con questo fine bacio a V. S. le mani.

L)i Torino [1608].

XI.IX

Al cavalier Andrea Barbazza

Si scusa di non poter inviare un lungo componimento richiesto e promette in cambio un sonetto.

Non è cosa da me tanto desiderata e dovuta quanto il servire al signor cont’ Ercole Pepoli ed a V. S., e l’occasione alla quale Ella m’invita sarebbe in altro tempo da procacciarsi ambiziosamente da me. Ma io al presente mi ritrovo molto intricato, poiché mi bisogna fra l’altre cose condurre a fine un epitalamio incominciato parecchi giorni sono per le nozze del signor duca di Nemurs, a cui molto debbo e non posso mancare. Il termine poi che V. S. mi propone è tanto angusto, che sará poco nien che impossibile il fare quel che mi comanda. L’ingegno è debole, la vena è scarsa, la materia è grande ed il tempo è breve. In ogni modo, spedito ch’io avrò questo impaccio che ho tra le mani, non mancherò d’impiegar tutto mé stesso per servigio di si cari padroni. E se vedrò ch’io non possa effettuare l’ intenzione che ho con quella isquisitezza ch’io desidero (poiché vorrei pur tirare qualche componimento lungo), almeno mi sforzarò di passarla con un sonetto, acciò che V. S. riceva l’affetto in vece dell’effetto e sappia ch’ io godo nel servire piú a lei che a tutti i principi del inondo. Con che le bacio le mani e al mio caro signore Acchillini bacio la bocca.

Di Torino [1609].