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Ben potrebbe il male di Nostro Signore lasciar doppo sé qualche reliquia di malinconia; ma tutto il male sará il sospetto del male. V. S. conferisca col signor don Virginio e li ricordi la mia purissima e sincerissima divozione. E qui le bacio carissimamente le mani.

Bologna, li 20 settembre 1623.

XCYI

Al cardinale [Francesco] Barberini R allegramenti per la sua nomina a socio dei Lincei e a cardinale.

Come uno di quelli che per mia ventura vivo ascritto al nobilissimo numero linceo, vengo a rendere umilissime e profondissime grazie alla benignitá di V. S. illustrissima dell’onore che n’ha fatto col favorire del suo dignissimo dito il nostro smeraldo. V. S. illustrissima è nipote di papa, che tanto è quanto a dire sovraintendente all’anima di tutti gl’ imperi della cristianitá, che è la religione cristiana. E non solo V. S. illustrissima è tale, ma signore ancora di quella ingenua modestia, di quel sapere e di quel giudizio che giá è noto a tutti. Onde cresce tanto nel mio concetto la grazia che n’ ha fatto e si fa cosi ragionevole l’onore, che non saprei a qual piú bel grado in terra avesse potuto sublimarsi il nostro fortunatissimo coro. E per me, s’io sapessi o potessi con altro che colle nude parole darle segni della mia parzialissima e profondissima gratitudine, certo che non tralasciarci cosa imaginabile per farlo. Dovrei anche rallegrarmi con V. S. illustrissima del grado di cardinale; ma, perché giá Ella era tale nel mio concetto, e nelle mie passate congratulazioni si comprendea si fatta allegrezza, le confírmarò solo quei devotissimi sensi che altre volte m’ingegnai di esprimerle. E intanto umilissimamante me le inchino.

Di Bologna, li io ottobre 1623.