Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/185

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i luoghi de’ padri siano sceltissimi, l’elocuzione propria e quasi di rilievo e l’azione efficacissima, queste però non sono le cagioni per cui restano sovrafatti di maraviglia e di confusione gli uditori. Il punto sta ch’egli predica Cristo crocifisso con tanta energia e con tanta pietá e riprende con tanto ardore e con tanta forza, che tutto lo uditorio si riduce ogni mattina a termini di mortale agonia. La sua libertá è giudiciosissima, l’ardire è modestissimo, perché nella prima non si scorda della discretezza e nel secondo non perde la traccia della caritá, e sempre tra i fulmini delle sue minacce fa balenar le speranze della salute per chi non vive ostinato nella sua perdizione. Egli è cosi macilente, confitto e sepolto dentro ai panni, che a pena si vede, anzi altro non si vede e non si ode che una lana agitata che sgrida, un mantello vocale, un capuccio che atterrisce, un fuoco che scintilla fuori delle ceneri, una nuvola bigia che tuona spaventi, una penitenza spirante, un sacco di querele che riversa adosso ai peccatori. O Dio, quanto è vero che questo è il vero modo di predicare! e se tutti i predicatori fossero tali, so certo che piú consideratamente caminarebbe il mondo. I fiori di Pindo in pulpito fanno, per mio credere, una primavera sacrilega; e dirò piú che i lumi retorici troppo peregrini sono le tenebre dell’apostolato che fanno smarrir l’affetto della pietá; e quelle gemme dell’eloquenza, che rendono si ricchi gli erari de’ poeti, sono quella grandine che tempesta i veri frutti della predicazione.

[anteriore al 1626?].

CX

A Girolamo Preti


Presenta e raccomanda il predicatore padre Fortini, di cui forse nella lettera antecedente.

Signor Girolamo, io vi giuro con quella sinceritá che tanto vi piace che il padre Fortini, essibitore di questa mia, è un prodigio nei pulpiti, un miracolo nelle catedre, un angelo nei